lunedì 22 aprile 2013

Questioni di clausole...

Una startup francese, AppGratis, contro il gigante americano Apple. Sempre per questioni economiche, sempre dentro l'universo AppStore. Una tabella pubblicata da Business Insider riporta il listino prezzi che AppGratis proponeva agli sviluppatori - ovviamente affamati di celebrità - per poter mettere a disposizione i propri servizi, una pratica che a lungo andare hanno considerato uno "sgradevole affare" in quel di Cupertino. E per questo è stata cacciata dall'Eden "AppStore".

Questo tipo di servizio, in poche parole, "altera" la reale classifica di download. Il Governo francese si è subito attivato per riportare la startup sotto una prospettiva migliore: infatti secondo il ministro Fleur Pellerin l'azienda applicherebbe soltanto i principi base del marketing, ovvero mettere a disposizione degli sviluppatori i propri servizi un'adeguata pubblicità, mentre per Apple questa era solo degli "sporchi sotterfugi" per offuscare la reale meritocrazia delle app maggiormente scaricate. A quanto pare sarebbe stata applicata la sanzione stabilita da una determinata clausola, la 2.25, che dichiara espressamente la rimozione delle app che promuovo determinate altre app rispetto a quelle promosse da Apple (andando a ledere quindi gli interessi di quest'ultima?).



Per scalare la classifica in Italia occorrono circa 30mila dollari se si desidera finire nella top 5 iPhone, mentre ne bastano 15mila per iPad. Il picco massimo si tocca per gli Stati Uniti: lì per risalire fino al podio occorrono 300mila dollari. Il documento ottenuto da Business Insider mostra nel dettaglio il listino prezzi, se così si può definirlo, che AppGratis proponeva agli sviluppatori per convincerli a comprare i suoi servizi: una pratica che avrebbe l'effetto di alterare la meritocrazia dell'App Store, di fatto modificando le classifiche di vendita grazie alla "potenza di fuoco" degli utenti che hanno installata AppGratis e che decidono di scaricare i software proposti giornalmente. (Fonte: punto-informatico)

Simon Dawlat, il CEO di AppGratis, afferma che l'algoritmo si basa esclusivamente sulla velocità di download, un dato disponibile anche agli inserzionisti, ed è solo in questo modo che viene calcolato la reale app vincitrice, quella che raggiunge facilmente l'appellativo di "app più scaricata".
Inoltre aggiunge "la nostra attività consiste nell'aiutare gli utenti finali a scoprire nuove app, e per farlo abbiamo obiettivi a lungo termine. Stiamo creando una community. Non ci è mai interessato manipolare le classifiche o cose simili".
Una pratica "estremamente brutale e unilaterale, un comportamento non consono per un'azienda di questa dimensione", conclude il ministro Pellerin. C'è aria di Commissione Europea...

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