venerdì 17 settembre 2010

Intel conferma, poi "arrangiatevi": la chiave di HDCP è vera

L' HDCP è un protocollo nato e sviluppato da una sussidiaria di Intel,la Digital Content Protection), e negli ultimi anni si è dimostrato capace (anche grazie ad una convenzione dei produttori per inserirlo come meccanismo di protezione) capace di difendere il prodotto lanciato sul mercato: essa è stata inserita anche nelle connessioni consumer HDMI, DisplayPort e DVI
La chiave, nel corso di questi anni, è stata una sorta di “punto cardine” dell'industria dell'intrattenimento, e la sua decifrazione, a quanto scrivono i tecnici del settore sui rispettivi blog, non intaccherà l'industria, visto che i produttori continueranno a vendere i loro prodotti.
Nel 2001, un tale di nome Scott Crosby andò ad esaminare il protocollo HDCP, e vi trovò già delle falle. Adesso che, in tempi recenti, la chiave primaria (la Master Key) di HDCP è stata craccata, sembra quasi uno scandalo. Tuttavia la notizia resta nell'aria: la Intel, tramite il suo portavoce  Tom Waldrop, ha fatto sapere che la fuga di dati è vera.
La chiave la si poteva già trovare in rete da qualche giorno (dal 14 settembre), annunciata da un simpatico tweet.
Per finire, Intel ha precisato ai produttori di rivolgersi direttamente ai loro avvocati, in caso di eventuali violazioni.

mercoledì 8 settembre 2010

nuovi passi verso il futuro aumentato?

L'argomento era già nell'aria negli scorsi anni: i ricercatori nelle varie aziende la bollavano come “fattore determinante” anche durante le simulazioni di guerra (pare che la società Tanagram Partners stia sviluppando delle tecnologie di super-elmetto con telecamera incorporata sfruttando proprio le possibilità del software).

Da questa tecnologia sono nati pure progetti usciti da un libro di fantascienza come il prototipo di SixthSense, un'interfaccia visuale che ti permette di muovere determinati oggetti visualizzati dal software con l'utilizzo di polpastrelli, e un'interessante strategia di marketing utilizzata in Giappone per promuovere un prodotto.

A Berlino, in questi giorni si sta tenendo la più grande fiera dell'elettronica di consumo. Il CEO di Google Eric Schmidt ne ha approfittato per parlare dei progetti dell'azienda e di come potrebbe essere il futuro con i nuovi progetti che si stanno portando avanti. Il cuore determinante di queste idee è senz'altro il search, lo strumento che ha lanciato agli inizi del ventunesimo secolo l'azienda stessa. Questo concetto, infatti, deve essere rinforzato e deve essere soprattutto visto con altri occhi: un search capace di soddisfare immediatamente le richieste dell'utente (fornendogli delle informazioni atti ad integrare ogni sua azione).

Dulcis in fundo, e per rafforzare anche il concetto espresso, è stato l'utilizzo di un app in Android che ha permesso la comunicazione in tempo reale tra due persone che utilizzavano lingue diverse:


Applicazione integrabile anche nella prossima web tv?

Api per Google Earth

Google Earth continua a rinnovarsi. Nato agli inizi del 2002 noto come progetto “keyHole”, esso veniva inizialmente supportato con le API COM. Poi, nel 2005, quando il progetto cambiò nome in “Google Earth”, questo tipo di API venne considerato un po' lento ed obsoleto, quindi gli sviluppatori incominciarono ad passare pian piano ad una tecnologia più semplice: le javascript API.

Con il rilascio della documentazione del 2007, gli sviluppatori potevano incominciare ad avere un utilizzo più semplice del 3D rilasciando quindi un certo contributo al grande progetto targato Google: tutto questo grazie al rilascio delle specifiche di IapplicationGE, che poteva garantire la gestione del 3D viewport e degli strumenti KML.

Con l'utilizzo sempre più frequente del Javascript e con la certezza che lo standard COM sia superato, gli sviluppatori di Google hanno deciso che questo tipo di API non verrà più utilizzato in futuro, e che la versione 5.2 sarà l'ultima a supportare le COM API: tuttavia, chi non potrà fare a meno di esse sarà messo a disposizione il forum stesso del progetto Earth per poter dare una mano ad un passaggio meno traumatico.