sabato 3 settembre 2011

Copyright, tra youtube e liste nere

iLCreation. Un semplice utente di youtube che ha incominciato ad aprire un flusso ininterrotto di copyright claims, ovvero di richieste di rimozione di un certo contenuto online, come previsto dal Digital Millennium Copyright Act (DMCA). qual'era in particolare il contenuto da rimuovere? Numerosi video (ufficiali e non) della nuova stella del teen-pop americano Justin Bieber e della stella mondiale Lady Gaga. A confermare la notizia il canale musicale VEVO: l'utente ilCreation ha scatenato la reazione automatizzata di Youtube, che in base ad un certo numero di richieste di rimozione esclude il contenuto incriminato dal circuito video per poi analizzarlo e decidere se rimetterlo o meno. Le "liste nere" automatiche, tuttavia, non sono sempre automatizzate in questo modo: a marzo 2011 uscì un'estensione chrome fatto su misura per gli utenti che desideravano bloccare determinati risultati, inserendoli in un'apposita "lista nera" creata per i contenuti online. Quest'ultima quindi si inseriva nella guerra contro lo "content farm", ovvero quelle società specializzate nella realizzazione di contenuti di bassa qualità sfruttando semplicemente le parole chiavi più famose inserite dagli utenti nelle loro ricerche e ottenere un posizionamento notevole negli indirizzi restituiti in una ricerca. "Aggiungiamo questa feature perché crediamo che fornire agli utenti maggiore controllo sui risultati di ricerca garantirà loro un'esperienza ancora più soddisfacente e personalizzata. In aggiunta, non utilizzeremo l'eventuale blocco dei domini ai fini del ranking. Analizzeremo i dati per capire se sarà utile continuare, per migliorare ancora i nostri risultati di ricerca". Un'altra applicazione (curiosa) che si può trovare nel Google web Store ti permette di creare una "lista nera di celebrità", che ti consente di bandire certe celebrità dai tuoi risultati di ricerca (per la gioia di ilCreation, che bandirà sicuramente Lady Gaga). Storie di contenziosi legali nel campo informatico ce ne sono tante: uno su tutti quello che ha visto contendersi i diritti d'autore dello UNIX System V da parte della Caldera System nei confronti di Novell. Una storia durata tanti anni che ha avuto il suo epilogo proprio in questi giorni: la Caldera (che nel frattempo ha cambiato due volte nome, prima in SCO Group e poi in TSG Group, Inc.) società ormai in bancarotta controllata, ha ricevuto l'ennesima negazione da parte di un altro giudice statunitense, riaffermando la decisione della corte precedente stabilendo il diritto intellettuale di Novell. C'è chi dice che si potrebbe ricorrere alla Corte Suprema, ma i più realisti pensano che quest'ultima non accetterebbe mai un caso con un fallimento giuridico simile: infatti la Caldera non ha mai vinto una causa contro la Novell.

venerdì 2 settembre 2011

Wikileaks, vecchi & nuovi complotti

Come funzionano le pubblicazioni in Wikileaks? Julian Assange conferma il metodo rigoroso che ogni cablogramma o altre fonti di informazioni devono seguire per arrivare a vedere la luce della pubblicazione; dopo aver verificato l'affidabilità della fonte dell'informazione in questione deve passare per un team di esperti che hanno diversi incarichi finalizzati ad attestare la reale funzione dell'informazione. Negli ultimi giorni c'è stato un piccolo fattaccio nell' "enciclopedia dei segreti svelati": 2 GB di cablo diplomatici sono stati trovati privi di omissioni, che hanno reso insicuri le fonti d'informazione ormai coinvolte con il sito in questione. Dopo un pò di accertamenti il sito delle soffiate non ha dubbi: colpa del quotidiano britannico The Guardian, e in particolare di un suo giornalista che avrebbe violato i termini d'accordo stipulati tra i gestori del sito e l'editor del Guardian Alan Rusbridger. Questo giornalista avrebbe fatto girare le password per accedere l'enorme archivio di cablogrammi acquisito durante lo scorso anno (e di cui una piccola parte è arrivata all'opinione pubblica mondiale facendo scatenare dei piccoli dibattiti, come la forzatura USA nei processi spagnoli per questioni di copyright). Inizierà una causa legale, questo pare certo. E' anche certo che il Guardian rigetta le accuse, in quanto le password in questione erano semplicemente temporanei e soggette ad una scadenza nel breve termine. Insomma, nuove complicazioni anche da dentro, con la vecchia conoscenza di Assange che distrugge (chi dice per ripicca, chi per giustizia) del materiale che avrebbe creato rumore, come sempre. Tutto questo in un brutto periodo per il sito venuto alla ribalta lo scorso dicembre, in quanto è reduce da un altro cyberattacco svoltosi dopo la pubblicazione accelerata di centinaia di cablogrammi di Stato segreti. "WikiLeaks.org is presently under attack," avrebbero scritto i gestori del sito su Twitter, per poi rimandare gli utenti alla ricerca di informazioni su un altro sito, cablegatesearch.net. Ancora non è chiaro chi abbia svolto l'attacco, ma è chiaro che il sito è stato più di una volta motivo di imbarazzo dell'amministrazione americana. .

giovedì 1 settembre 2011

Nuova ricerca +1

Sempre più Google plus, e soprattutto vederlo diventare uno dei progetti cardine del futuro della società (grazie all'effetto farfalla Facebook?) sembra plausibile. Innanzitutto, Eric Schidmht da Amburgo profetizza che il nominativo utilizzato ormai in Google+ sarà considerato come un ID Google fatto su misura per l'utente. Inoltre, il pulsante +1 dovrebbe essere integrato nell'algoritmo di ranking per classificare i risultati di ricerca in base all'ordine di importanza. Secondo GooglePlex questo sarà una marcia in più per avere ricerche sempre più mirate e impreziosite con l'aggiunta dei nuovi algoritmi Panda e Caffeine.

Bing, d'altro canto, implementa direttamente i dati personali di Facebook e questa salsa social rappresenta un buon modo di implementare l'infinita quantità di dati che regolano il mondo social attuale: tuttavia, non può implementare questa componente "plus" in quanto verrebbero a generarsi possibili conflitti antitrust.
E se in Asia domina incontrastato il motore di ricerca Baidu, c'è chi nota con curiosità che la storia, da quelle parti si ripete: anche questo motore di ricerca avrà il suo browser personalizzato (non ricorda Chrome?).
Il browser in questione si chiamerà Baidu Browser, che partirà girando esclusivamente su WIndows. E se nelle parentesi precedenti accennavo alla somiglianza con Google Chrome, pare che anche nella forma fisica il browser cinese somigli a quello americano: aspetto pulito e piazzamento dei vari elementi del menù principale.
E, visto che prima dello sviluppo di questo browser vi è stato un accordo proprio tra l'azienda di Baidu e l'azienda di Bing (Microsoft), la cosa risulta un pò ironica.