martedì 18 ottobre 2011

nel mondo Mobile - parte 1

Ormai, tutte le granzi aziende informatiche hanno spostato le loro ricerche e i loro interessi nel mondo mobile, un mondo che richiede semplicità, usabilità e immediatezza. Tempo fa, Google aveva traslato per le app mobili una nuova versione delle applicazioni Maps, contenente anche un nuovo tipo di mappatura del territorio, che gestiva in maniera diversa i palazzi in modo da poter ricreare una città in maniera tridimensionale. Questa nuova interfaccia supporta adesso un controllo migliore della navigazione (montando adesso un supporto WebGL, promosso dal gruppo Khronos).

Google Earth, allo stesso tempo, era stato modificato e presentato in nuova veste per testare le potenzialità del tablet HoneyComb: l'applicazione in questione, ormai disponibile anche per Android 3.0, permette di guardare la porzione di mondo considerata dall'alto, mentre la possibilità di percorrere le strade considerate arriva direttamente dal servizio Street View. I vari punti d'interesse a portata di touch vengono commentati con dei pop up in sovraimpressione . I contributi fotografici aggiuntivi provengono dal database di Panoramio.com, mentre le informazioni di interesse geografico-turistico arrivano da Wikipedia. Le schede delle attività commerciali sono invece affidate al servizio Google Places. Disponibile anche da tempo sul marketplace androide.

Per quanto riguarda le cronache dal mondo mobile, uno dei temi più caldi è stato il tracciamento dei dispositivi mobili, tema preso molto a cuore sia dalle multinazionali che dalle organizzazioni in difesa della privacy: dopo il file di tracciamento trovato sui dispositivi Apple, si erano tacciati gli altri cellulari montanti i sistemi Android e Windows Phone 7 di mantenere lo stesso comportamento. Gli osservatori tirano Google di nuovo al centro dell'attenzione con una class action costituitasi a maggio 2011: in particolare due utenti Android di Detroit, rispettivamente Julie Brown e Kayla Molaski, depositarono la richiesta di class action riguardante la raccolta di informazioni geolocalizzate e legate a codici identificativi dei singoli apparecchi (in forma non cifrata): secondo le due utenti, questo è un atto che costituirebbe una violazione della privacy. Anche il fatto che tale forma di tracciamento si attivi con un sistema opt-in non invaliderebbe la causa. Si legge infatti in essa che "un consumatore ragionevolmente attento tende a non capire che la politica di Google in materia di privacy avrebbe portato questa forma estensiva di tracciamento".

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